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LE IENE RACCONTANO “IL MESTIERE DELL’ARBITRO”

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Ieri sera, lunedì 30 novembre in prima serata su Italia 1, nell’appuntamento con Le Iene Show, un documentario intitolato “Il Mestiere dell’Arbitro” ha raccontato il calcio dal punto di vista degli arbitri.
In occasione del derby di Verona del 10 maggio 2015, le telecamere delle Iene hanno seguito il team di arbitri che ha diretto la gara nelle riunioni prepartita, negli spogliatoi, in campo e nel meeting postmatch con l’osservatore arbitrale, oltre ad immagini inedite di alcuni raduni presso il Centro Tecnico di Coverciano e interviste a Nicola Rizzoli, miglior arbitro del mondo nel 2014, nonché direttore di gara nella finale dei Mondiali in Brasile, e a Marcello Nicchi, Presidente dell’Associazione Italiana Arbitri.
 
Nicola Rizzoli: Quando l’arbitro viene colto di sorpresa è facile che tenda a sbagliare. 
Iene: Sì, però tu puoi anche prepararti, ma poi l’azione si svolge lì, in un attimo. 
Nicola Rizzoli: È sempre un attimo. L’importante è essere nel posto giusto per valutare quell’istante. 
Iene: Qual è il fallo che si fa più fatica a vedere? 
Nicola Rizzoli: Non è un tipo di fallo, è la situazione. Se un fallo di mano viene fatto dalla parte opposta da dove siamo noi, diventa complicato vederlo, ma vuol dire essere stato nella posizione sbagliata. 
Iene: Per essere nella posizione giusta bisogna conoscere i giocatori? 
Nicola Rizzoli: Penso proprio di sì. Se entra in area un giocatore che tende a simulare, la tua concentrazione deve essere al 100% lì. Se entra in area un giocatore che normalmente crossa, la tua concentrazione magari è più al centro dell’area su chi potrà ricevere la palla. Ci sono situazioni dove è chiaro l’intento di andare a cercare il pallone, ci sono delle situazioni dove è chiaro che puoi prendere pallone e uomo, e poco importa.. Ma sono i giocatori che dettano il limite della partita.
È chiaro che l’errore è sempre dietro l’angolo. Possiamo fare di tutto per prevederlo, però è dietro l’angolo.
 
Iene: Ma tu ti accorgi quando fai un errore? 
Nicola Rizzoli: Tendenzialmente no. Sei consapevole del fatto che delle volte prendi una decisione senza avere tutti gli elementi per poter valutare. 
Iene: Ti è mai capitato di fischiare e accorgerti subito di aver sbagliato? 
Nicola Rizzoli: Più di una volta. In un derby Julio Cesar fece una grandissima parata su Boateng. Mentre a me sembrò che fosse Boateng che avesse spostato il pallone. Poi ci fu un grande impatto e io diedi un rigore e la protesta di Julio Cesar mi fece capire subito che probabilmente la mia scelta era quella sbagliata, ma dalla prospettiva in cui ero io, per me era chiaro. E invece.. 
Iene: Ma quando hai il dubbio di aver sbagliato, non tendi a compensare? Il famoso fallo di compensazione secondo te esiste? 
Nicola Rizzoli: No. L’arbitro può sbagliare, ma se crea un fallo per compensare un errore precedente, fa due errori. 
Iene: E quindi come gestisci in campo l’idea di aver sbagliato? 
Nicola Rizzoli: È una forma mentis. Una decisione, che sia giusta o sbagliata, nel momento in cui l’ho presa la elimino, guardo avanti. 
Iene: Tecnicamente qual è l’errore più grave? 
Nicola Rizzoli: Sbagliare un calcio di rigore, convalidare una rete irregolare. Quando la partita viene decisa da un errore arbitrale, è quello l’errore tecnicamente più grave. 
Iene: C’è un’emozione dominante? Nella finale dei Mondiali non eri spaventato? 
Nicola Rizzoli: La paura per un arbitro non può esistere. Se hai paura non riusciresti a fare le cose nella maniera corretta. C’è da dire una cosa: in realtà per un arbitro la partita la vince nel momento in cui riceve la designazione. 
Iene: L’importanza della partita cambia il tuo atteggiamento? 
Nicola Rizzoli: Cambia senza dubbio l’approccio alla partita, come cambia per un giocatore. L’abitudine a certi tipi di pressione fa sì che questo cambiamento non influenzi il modo di arbitrare. 
Iene: Partita decisiva. Dopo 30 secondi, fallo in area. Fischi sereno o ci pensi un po’ di più? 
Nicola Rizzoli: Fischi sereno, l’importante è vederlo bene. 
Iene: Dopo 3 minuti, un giocatore della squadra che ha subito il rigore fa un fallo grave, espelli o tolleri qualcosa in più? 
Nicola Rizzoli: Ripeto, se sei sicuro delle tue valutazioni, ne prendi una dietro l’altra senza neanche metterti il problema. 
Iene: Secondo te, gli errori decisivi, e ce ne sono, alla fine del campionato si compensano? 
Nicola Rizzoli: Penso proprio di sì. Gli errori sono sparsi per tutte le squadre. 
Iene: Allora perché l’anno scorso il Milan ha avuto 11 rigori a favore, la Juventus 9, il Napoli 8, il Chievo 1 e l’Udinese 1? 
Nicola Rizzoli: È una questione di caratteristiche delle squadre, di quanto giocano, entrando in area. Una squadra che tende a vincere sarà più volte nell’area avversaria piuttosto che una che tende a difendersi. 
Iene: Però una cosa che viene spesso rimproverata è la mancanza di uniformità di giudizio: stesso tipo di fallo fischiato in una partita e non in un’altra. 
Nicola Rizzoli: Il problema è questo. Se noi visioniamo un episodio, 99 arbitri su 100 lo valutano alla stessa maniera, quindi questa è una uniformità di giudizio. Poi all’interno di una partita, ci sono tante variabili che possono influenzare il giudizio, la posizione, l’esperienza.. 
Iene: Degli insulti che ti arrivano in campo quanto puoi sopportare? 
Nicola Rizzoli: Il limite della protesta dei giocatori è l’istintività che può essere accettabile; quando invece la protesta lede l’immagine dell’arbitro è una cosa che non può essere accettata. Il problema è che la televisione spesso fa vedere il labiale che in campo nessuno ha avuto la possibilità di vedere. 
Iene: Il giocatore più corretto che hai diretto? 
Nicola Rizzoli: Roberto Baggio 
Iene: Quello più problematico? 
Nicola Rizzoli: Non te lo dirò mai. 
Iene: Leggi i voti che ti danno sui giornali? 
Nicola Rizzoli: Io leggo i giornali ed è chiaro che leggo anche i voti. 
Iene: Ti fanno incaz**re? 
Nicola Rizzoli: No, non mi inca**o mai per i voti. Tutto fa parte dello spettacolo, tutto fa parte del gioco. L’importante è che si rimanga sempre all’interno di quello che può essere il rispetto. 
Iene: Quanto dura la carriera di un arbitro? 
Nicola Rizzoli: Sedici anni. 
Iene: C’è un limite di età? 
Nicola Rizzoli: 45 anni. 
Iene: Hai mai pensato di mollare? 
Nicola Rizzoli: Più di una volta. 
Iene: Perché? 
Nicola Rizzoli: Una fu per un errore tecnico mio. I famosi tre “vaffa” di Totti. Anche perché all’interno del mio mondo non furono visti bene quindi fu una cosa estremamente difficile. 
Iene: Qual è la settimana tipo di un arbitro professionista? 
Nicola Rizzoli: Lunedì vado in piscina, martedì e mercoledì siamo seguiti da un preparatore, giovedì sto a riposo, venerdì di nuovo allenamento col nostro preparatore, a meno che non siamo a Coverciano dove prepariamo il venerdì e sabato la partita.. 
Iene: Da quale categoria iniziate ad essere pagati? 
Nicola Rizzoli: Solo dalla serie B si è davvero professionisti. Fino alla Lega PRO è “solo” passione. In serie A e B viene riconosciuto un fisso per gli allenamenti per poter fare attività tecnica e quindi riuscire a prepararsi in maniera adeguata alle partite. 
Iene: E quanto guadagna un arbitro? 
Nicola Rizzoli: Un arbitro internazionale, lordi 80.000 euro l’anno. Un arbitro di Serie A il primo anno intorno ai 40.000 euro l’anno lordi. Più le partite che sono 3.800 euro a partita. 
Iene: Sei favorevole alla moviola in campo? 
Nicola Rizzoli: Moviola no, tecnologia sì. 
Iene: Perché? 
Nicola Rizzoli: La tecnologia è qualcosa che dici in un secondo quello che è non interpretabile. Cioè una palla dentro o fuori. La moviola ti premette di rivedere una situazione di gioco dove il 50% di persone che pensano in una maniera e il 50% che pensa nella maniera opposta. Cosa deciderà poi l’arbitro? 
Iene: Sei mai stato minacciato? 
Nicola Rizzoli: No. 
Iene: Hanno mai provato a corromperti? 
Nicola Rizzoli: Mai.
Durante la stagione 2013-2014 c’è stata più di un’aggressione al giorno a un arbitro, in moltissimi casi con prognosi. Al riguardo, Marcello Nicchi, Presidente dell’Associazione Italiana Arbitri, afferma: «È un problema drammatico. Quando si picchiano ragazzi, qualche volta minorenni il passo successivo è quello di non mandarli gli arbitri nei campi in cui si picchiano».
E anche se la violenza fisica molto raramente riguarda gli arbitri di serie A o B, secondo l’Associazione Arbitri è comunque dalle massime categorie che viene il cattivo esempio: «Gli esempi sbagliati in alto si pagano nei campi di periferia dove non c’è protezione e non c’è neanche cultura ovviamente. In un accerchiamento di un arbitro di Serie B, poi l’arbitro sa quello che deve fare. In un campo magari di seconda categoria di qualche paesino nel circondare l’arbitro poi esce fuori il demente, perché questo è il suo nome, che poi sferra un calcio o tira un pugno».
Infine, alla domanda sulla possibilità che si ripeta un’altra Calciopoli, replica: «Impossibile. Lo dimostra il fatto che da Calciopoli ad oggi ci sono stati altri accadimenti altrettanto gravi. Vediamo Calcio Scommesse, abbiamo ancora una Lega Pro commissariata. Sapere che nessun arbitro è mai stato coinvolto in niente di questo, vuol dire che la lezione è stata studiata, approfondita e applicata».
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